Cambiare passo è necessario e per me è sempre più chiaro.
Le immagini di Zagabria in macerie mi impongono di rimettere le mani sulla tastiera. Così, di getto. Senza pensarci troppo.
Sono giorni che sogno terremoti e terremoti ci sono stati a Macerata, a L’Aquila, ora a Zagabria. Si sommano eventi straordinari, come se l’essere in quarantena per un virus minuscolo che si insinua nei polmoni fino a toglierci il respiro non bastasse.
Le persone stanno morendo soffocate, perché siamo saturi. Lo spazio del respiro si è ridotto a tal punto da essere interrotto. Non è un male fulminante che ci fa capire che dobbiamo buttare fuori, no, è proprio il respiro a essere bloccato. Non c’è più spazio dentro. Respiriamo veleno.
La natura ha dichiarato guerra all’uomo perché l’uomo ha smesso di ascoltare i suoi messaggi.
Lo scenario che ci si presenta davanti è uno scenario di guerra. Morti, colonne di camion dell’esercito che trasportano bare altrove perché non c’è più posto, figli che vedono genitori andare via con l’ambulanza per non tornare più, e poi le strade vuote, deserte. Ora anche le macerie.
Di cos’altro abbiamo bisogno per capire?
Chi ha vissuto la guerra, racconta che è un’altra cosa, ché la situazione non è minimamente paragonabile. In effetti, viviamo ancora nell’abbondanza, gli scaffali dei supermercati sono stracolmi, altro che tessere del pane o un uovo sodo diviso in 6.
Eppure non ci basta ancora. Speriamo ancora che la vita torni come prima.
No. La vita non deve tornare come prima perché il prima ci ha portato all’oggi. E abbiamo tempo per capirlo. Una quarantena, che coincide con la quaresima, è l’occasione per fermarsi e riflettere sui cambiamenti da apportare. Abbiamo un luogo, una casa, per i molti (o i pochi) che ce l’hanno. La casa è il punto da dove ripartire, perché è il luogo che abbiamo più trascurato.
Il lavoro ci ha mangiato il tempo, gli spostamenti casa-lavoro hanno logorato gli animi, messo a dura prova la nostra capacità empatica. Bambini e adolescenti tenuti impegnati con scuola, attività extra scolastiche così da riempire i buchi del tempo e arrivare alla sera, tutti insieme forse alla riunione della cena. Si dice che tutte queste attività per i bambini servano, siano necessarie per rendere i nostri figli ai passi con i tempi … ma è il modello ad essere sbagliato. Abbiamo dimenticato il senso dello stare insieme e l’importanza della noia.
Il tempo è da ripensare e questa è l’occasione per farlo, fermi in uno spazio.
Il fattore tempo – spazio sono e saranno gli elementi fondanti in questa epidemia. Perché è proprio la mancanza di tempo e la velocità di diffusione del virus che dovrebbero farci pensare a queste due variabili. Spazio e tempo. Per ripensarli.
Cambiare passo
Io l’ho fatto due anni fa. Ho dato le dimissioni da un lavoro a tempo indeterminato perché quella condizione mi stava rendendo una persona brutta. Sì, brutta. Infelice, sempre in ansia per un tempo che non avevo, sempre occupata a fare cose che non mi interessavano. Da mamma di un bambino piccolo non potevo permetterlo. Cambiare passo per me era diventato necessario così ho potuto invertire le priorità.
Nel mio caso vivere una quarantena non vuol dire stravolgere abitudini.
Ripartire dalla casa
Ripartire dalla casa vuol dire – passatemi la metafora – richiudere i confini. Guardare bene lo spazio dentro e ri-organizzarlo. Guardare i compagni di viaggio e capire quale viaggio è possibile intraprendere insieme. Non serve scalare l’Everest, a volte basta una gita al mare. Ed è così, è stando fermi in un luogo che è possibile tornare ad immaginare. In fondo, in casa abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Vero?
In questi giorni stare a casa vuol dire tutelare se stessi e gli altri, ovvero chi vive con noi e chi ci è vicino. Eppure vedo ancora troppo egoismo.
Per decenni abbiamo rincorso il modello sbagliato. Fin quando resistiamo abbiamo ancora la possibilità di attuare un cambiamento significativo così che il dopo sarà diverso dal prima.
Lavorare 12 ore al giorno non è sano, mangiare cose pronte piene di schifezze non fa bene, riempire tutto lo spazio della giornata nella speranza di rincorrere un benessere altrimenti negato e riempire di conseguenza gli spazi dei bambini non è un bene.
Rimpiangere il passato che ci ha portato a questo è inutile. Pretendere di accumulare più del vicino è egotico. Solo una nuova idea di futuro può alleviare un domani che al momento risulta tutto da costruire. Torniamo a immaginare il bene!
Per cambiare passo ci vuole una seria leggerezza.
La chiave è nella concentrazione. Se devo spostarmi da un luogo A a un luogo B devo concentrarmi sul percorso da fare. Posso anche farlo saltellando, ma di certo dovrò essere fermo nella volontà.
C’è ancora troppa gente che sdrammatizza, che deve esorcizzare le morti usando espressioni ancora irrispettose verso il dolore del vicino. Voglio pensare che ciascuno abbia il suo passo e in un cambio passo, necessario per tornare a una normalità diversa, chi oggi critica abbia solo bisogno di più tempo. Se no sarà stato un sacrificio vano.
Cambiare passo è necessario e prima lo capiamo prima ci sentiremo meglio.