Ne avrai sentito certamente parlare. Il bagaglio affettivo è quel simbolo che ti segue in ogni viaggio. Può essere un libro, un taccuino, una penna. Nel caso dei bambini può essere il peluche preferito.
Ecco, negli anni ho imparato molto. I viaggi lunghi che abbiamo fatto ci hanno sempre imposto contenimento che si è tradotto in una selezione precisa di cose da aggiungere al bagaglio standard. Se per un adulto la scelta può essere più o meno soggettiva, in quanto non necessariamente indispensabile, nel caso di un bambino la presenza di simboli da portare con sé diventa fondamentale.
Il bagaglio affettivo se si viaggia con i bambini
Un bambino infatti ha bisogno di continuità emotiva anche nel viaggio. Ecco che allora vorrà portare con sé l’orsetto, la copertina o la macchinina preferita.
Nella mia esperienza il concetto di bagaglio affettivo si è chiarito in occasione del nostro viaggio di 4 mesi. Mio figlio aveva allora 4 anni.
4 mesi sono tanti, un terzo di anno e 173 giorni.
Cosa portare? Scelgo io, scegliamo insieme? Mi ero fatta tante domande perché 4 mesi rappresentano un’interruzione rispetto alla routine, quasi una frattura tra un tipo di vita abitudinaria casa-scuola, e una vita in viaggio.
Non volevo che il viaggio fosse vissuto come “altro”, ma come una “integrazione” della sua vita quotidiana. Per farlo però avevo bisogno di elementi di collegamento, come lunghi elastici che tenevano unite le due parti opposte di mondo.
Il mio intento era rendere questa interruzione solo un cambio di ritmo e non una frattura rispetto ad affetti, amici, spazi o abitudini.
Abbiamo scelto insieme. Alcune macchinine, alcuni pezzi di Lego, alcuni libricini, il pupazzetto con cui era solito addormentarsi. In questo modo, scegliendo insieme gli elementi che avrebbero costituito il suo bagaglio affettivo, ero sicura di aver creato già nel momento della scelta un momento fondamentale. Un ricordo da cui riprendere l’emozione dell’inizio, una sintesi nello spazio, un legame invisibile a livello emotivo.
E lui sapeva di avere il suo tesoro.
Alcuni esempi di bagaglio affettivo possono essere cose piccole, con un alto valore simbolico.
Tipo?
- la scatolina dei baci. Dentro la scatolina ci saranno tanti foglietti colorati e ciascuno rappresenterà il bacio di un nonno, nonna, zii, cugini, fratelli …(l’ispirazione viene da un libro carinissimo, Zeb e la scorta dei baci, Babalibri)
- un piccolo cuscino (noi avevamo il cuscino a stella fatto dalla nonna :D). Può essere anche un cuscino profumato ad esempio con la lavanda. Anche i profumi sono potenti “conduttori” di emozioni.
- la pecorella, l’orsetto o qualsiasi oggetto loro usino per addormentarsi.
- una fotografia (dei nonni, degli amichetti, di una gita) per parlarne e ricordare insieme.
- un portachiavi regalato da qualcuno in particolare.
- un carillon
Questi sono solo degli esempi. L’importante che sia un oggetto che possa fare da ponte emotivo. Ecco non includerei il tablet perché non può rientrare nella categoria bagaglio affettivo 😉
Lo stesso esperimento si può fare al contrario: scegliendo con cura, durante il viaggio, un libro, un gioco, un qualcosa che possa rimandare, una volta tornati a casa, a quei momenti vissuti “altrove”.
Al ritorno dal nostro viaggio di 4 mesi ad esempio, questi sono i libri che sono entrati di diritto nel suo bagaglio affettivo al contrario. Ogni volta che li leggiamo ricordiamo episodi ed esperienze. Un modo per rinfrescare la memoria rimanendo in contatto con le emozioni (non come esercizio alla nostalgia :)).
Cosa succede poi quando il bagaglio affettivo viene perso o rubato (sì, ci è successo) lo scopriremo poi.
Ho replicato lo stesso sistema nei viaggi a seguire. Dal mio punto di vista predisporre un bagaglio affettivo ha non solo un effetto calmante, ma è un prezioso supporto educativo rispetto a quel tema a me tanto caro, dell’importanza di educare alle emozioni.
E tu cosa ne pensi del bagaglio affettivo? Lo consideri o prendi a caso il primo gioco che ti capita sotto mano? Se ti va, scrivimelo qui nei commenti! 🙂