Isole Mamanuca
Il bello delle isole Mamanuca è che sono vicine all’isola grande di Viti Levu. Poche ore di navigazione e si intravedono queste isole tutte vicine tra loro (e facilmente raggiungibili con i motoscafi).
Le Mamanuca sono le prime isole che si incontrano a ovest di Viti Levu, le Yasawa il loro proseguimento a nord. Collegate benissimo tra loro, a volte sono gli stessi resort in grado di organizzare gli spostamenti.
Partiti da Vuda Marina, ci fermiamo a Malolo Island, sosta d’obbligo e luogo di ritrovo per tutte le barche in partenza verso le Mamanuca o verso le Vanuautu.
Siamo già stanchissimi. Sarà stato il mese di cantiere in Nuova Zelanda, i vari imprevisti, la tanta stanchezza accumulata … ciò che vorremmo è solo tranquillità. La vita di Malolo, nonostante sia da tutti decantata, non ci attrae e proseguiamo presto.
A Malolo Island ci sono due resort, di cui uno adatto alle famiglie con bambini con tanto di gonfiabili sull’acqua e tante attività per bambini. Peccato solo che stiano costruendo l’aeroporto proprio tra i due resort … e il passaggio da un resort all’altro è invaso da terra e strumenti da lavoro.
Procediamo lentamente verso nord … con la speranza di trovare l’ancoraggio perfetto che non c’è 🙁
Io sogno il mare piatto… non mi sono ancora abituata al movimento continuo, invece gli ancoraggi sono tutti esposti e quindi poco riposanti. Dovremmo navigare in queste acque durante l’estate (ora siamo in inverno), tra gennaio-febbraio quando l’acqua è calma e caldissima. Ciò che ci appare subito curioso è l’assoluta mancanza di altre barche a vela … erano tutte ferme a Malolo.
Per due settimane navighiamo tra le isole Mamanuca e poi Yasawa. Alcune isole sono davvero ancora incontaminate e ci regalano panorami spettacolari e situazioni selvagge. Ci troviamo a Monukiri, l’isola del Film Cast Away, passiamo a Mana … scopriamo Waya dove c’è un resort molto accogliente, l’Octopus Resort (dove peraltro fanno anche cucina gluten free :)).
L’Octopus Resort è un primo contatto con la cultura locale. L’80 per cento delle persone che lavorano nel resort vengono dal villaggio picco distante. Visito la prima scuola, vediamo la prima danza Meke, la danza tradizionale delle Fiji appositamente organizzata per noi. Sono entusiasta … veniamo coinvolti nel ballo a piedi nudi sul prato .. a poca distanza dai cani che hanno appena liberato il loro intestino. Anche questo fa parte delle Fiji!
La location è tuttavia spettacolare. Ogni villaggio possiede un’area comune, solitamente un grande prato antistante la chiesa. Sullo sfondo di questo, una montagna a punta riempie l’orizzonte di colore.
Tutto perfetto, anche il telefono scarico che non mi permette di fare foto e video… eppure qualcosa stona ancora. Cosa è che non mi convince di queste Fiji?
Le donne hanno organizzato un mercatino dove vendono i loro prodotti, dalle collanine alle stoffe. Lo sguardo triste e dimesso quasi caricaturato di chi cerca di impietosire mi lascia perplessa. Qui vengono spesso i turisti e in fondo questo momento di accoglienza è stato organizzato appositamente per mostrare e raccogliere. Nonostante i sorrisi sinceri che pure ci sono, leggo nei loro sguardi pensieri impronunziabili. Al villaggio vivono in capanne con il tetto di paglia o lamiera, vestono in maniera semplice mentre al resort “lavorano” per i turisti, indossano una divisa colorata e imparano le nostre abitudini. Nel bagno ci sono le “istruzioni per l’uso”, e i consigli per lavarsi bene le mani. Mi ricollega all’annoso tema del colonialismo, siamo venuti per aiutare o educare? Dove finisce il rispetto del confine per una cultura che ha necessità di rimanere viva, e il bisogno di intraprendere business attraverso il loro aiuto?
Si domanderanno quale dei due modelli sia più giusto. Non saprei dire cosa, ma è come se avvertissi una contraddizione, se mi sfuggisse qualcosa di importante. Forse sento qualcosa di artificiale, di troppo addomesticato.
Queste riflessioni accompagnano la mia ridiscesa verso il resort, che devo dire è molto accogliente (ci hanno concesso l’uso della piscina e della spiaggia). I bungalow sono tutti mimetizzati con la natura e il personale gentilissimo, insomma è un resort che mi sentirei di consigliare senza alcun dubbio.
Isole Yasawa
Dopo qualche giorno, proseguiamo fino alla famosa Laguna Blu. Il paesaggio è bellissimo, ma i numerosi piccoli aerei che atterrano sull’acqua facendo scendere o salire turisti, lo rendono un posto di villeggiatura, non un luogo da scoprire. Sì avrete capito che prediligo i luoghi selvaggi 🙂 Il posto è famoso perché su un’isola vicina, oggi proprietà privata, fu girato il famoso film Laguna blu con una giovanissima Brook Shield.
La gioia di questo luogo è stata trovare, nel piccolissimo shop all’interno del resort di lusso per soli adulti, uova e pane fresco a prezzi bassissimi. Questo perché il negozio è di uso quasi esclusivo dei locali che lavorano nel resort, in quanto i clienti hanno la forma All Inclusive. Buffo essere fermati da una giovane coppia di italiani alla ricerca di un ristorantino carino sulla spiaggia al di fuori del resort … e dovergli dire che siamo su un’isola sperduta all’interno del Pacifico.
Decidiamo di ripartire alla prima finestra meteo buona. Succede sempre così, anche quando sai che dovrai partire, le partenze sono sempre “improvvise”.
Proseguiamo il nostro viaggio verso le Lomaiviti, le isole centrali tra Viti Levu e Vanua Levu. Torna al nostro itinerario completo.
Visitare le Fiji in barca a vela: il nostro itinerario completo