Polinesia bellezza di un popolo. Si dice sia così, le persone che tornano da un viaggio nel Pacifico parlano delle persone. In effetti la Polinesia Francese rimane il sogno di tanti. Spiagge infinite, bianche, acque cristalline, pesci a riva che nuotano tra i piedi, palme da cocco a filo d’acqua … e poi colori del paradiso che riempiono di buon umore. E’ tutto vero. La Polinesia è la perla del Pacifico.
Ma devo dire, la Polinesia è anche altro. La gente.
Ho avuto l’opportunità di viaggiare con la barca a vela alle isole della Società e alle Tuamotu. Diversi mesi trascorsi e dedicati all’esplorazione. Ci sono esperienze che ti toccano nel profondo, momenti in cui provi una infinita gratitudine verso l’universo. Delle tante esperienze vissute in Polinesia voglio condividere questa. La Polinesia bellezza di un popolo.
POLINESIA BELLEZZA DI UN POPOLO: RANGIROA.
Mi trovo a Rangiroa, l’atollo più grande delle Tuamotu, arcipelago centrale della Polinesia francese tra le isole della Società e le Marchesi. Con la barca a vela stiamo viaggiando in questi posti lontani e sperduti nell’Oceano Pacifico. Sono terre meravigliose, incontaminate. Ci sono solo palme da cocco che spuntano ovunque e in abbondanza. Altro genere di conforto non c’è e sono le navi a consegnare, una due tre volte al mese il resto delle provviste. Ogni famiglia quindi deve provvedere per lo più da sola al proprio sostentamento con la pesca, con piccoli orti (dove possibile) e le galline.
Anche noi abbiamo quasi finito tutte le nostre provviste. Siamo rimasti senza frutta, verdura, pannolini e benzina. Soprattutto siamo a corto di moneta locale, il franco polinesiano. Io ho una difficoltà in più. Sono celiaca e intollerante al lattosio. Difficile trovare alternative al riso.
Abbiamo intenzione di muoverci nel pomeriggio per andare a visitare un posto accessibile solo in determinate condizioni atmosferiche. Decidiamo quindi di dedicare la mattinata ad alcune pratiche necessarie, come la benzina, la banca e, visto che le Tuamotu sono tra i maggiori produttori di perle, le perle.
Con un compagno di viaggio, mi incammino per la strada che dal villaggio sulla Pass di Tiputa porta ad Avatoru, principale villaggio dell’atollo di Rangiroa. Sono neanche le 9 del mattino e il sole è già alto. C’è vento scarso, e il cammino sull’asfalto comincia a essere faticoso. Alla nostra destra le onde dell’Oceano si infrangono violente sulla spiaggia. Alla nostra sinistra si intravedono i prati verdi curatissimi di resort che affacciano su una delle lagune più belle della Polinesia Francese.
Ogni tanto la strada si interrompe, attraversiamo dei ponti che collegano i diversi motu. Di solito non è difficile trovare un passaggio in autostop … ma sembra che nessuno sia uscito di casa stamattina. Quelle poche macchine che passano si fermano subito dopo averci superati. Ci ricordiamo che le scuole sono ancora chiuse, quindi scemano le speranze di trovare un passaggio. Ci aspettano 8 km di cammino sotto il sole cocente.
L’obiettivo numero 1 è la benzina che si trova nel punto più lontano, così sulla strada del ritorno possiamo occuparci della banca e delle perle. Qualcuno prima o poi arriverà, ne sono certa – penso.
Una macchina si ferma! Ne abbiamo fatta tanta di strada, ma siamo contenti.
E’ un pick up nero di quelli che si vedono ovunque qui nella Polinesia francese. Mi affaccio per vederli e farmi vedere. C’è una famiglia con 3 bambine e un cane. Ci accolgono con un gran sorriso, ci stringiamo sul sedile posteriore. Loro non parlano inglese, io parlo poco francese.
Gli mostriamo la tanica di benzina e loro capiscono immediatamente. Mi dicono che la stazione di servizio è ancora lontana, immaginavo, la ricordavo lontana. Come ricordo la stazione sulla destra mentre loro svoltano a sinistra.
Questa è la nostra casa – ci dicono.
Lui scende dalla macchina:
Aspettate un attimo – e si allontana mentre noi ammiriamo il panorama di fronte alla casa, proprio sulla laguna di fronte una coltivazione di perle.
Dopo qualche minuto l’uomo torna con una tanica vuota, 4 pomodori, 2 arance, 6 limoni, 2 cocchi e 2 conchiglie. Per noi.
Commossa risalgo in macchina, piena di gratitudine per quei limoni e pomodori che da giorni mancano in barca. Alla stazione di servizio riempiamo la nostra tanica da 5 litri. L’uomo riempie la sua e paga entrambe le taniche. Ce la porge. Per voi.
No no grazie ce ne basta una – diciamo noi.
Le due taniche si sommano ai regali già ricevuti. Ci domandano se vogliamo fare un giro a Avatoru, il villaggio di Rangiroa non distante da dove siamo.
Avendo un appuntamento con il resto dell’equipaggio e dovendo partire prima di pranzo, decliniamo l’invito dicendo che torneremo in due giorni, dopo essere stati alla Laguna Blu.
Sono a nostra completa disposizione. Dove volete andare? ci domandano.
In effetti quella mattina eravamo usciti con 3 missioni: benzina, perle e banca. Con quale faccia gli chiediamo di portarci alla Pearl Farm? Ci facciamo lasciare alla banca vicino all’aeroporto, ma ahimè la banca è chiusa quindi si offrono di portarci al molo. Sono circa 20 minuti di macchina.
Ogni tanto ci scambiamo qualche parola, ci sforziamo di raccontare qualcosa di noi. Ci capiamo con tanti sorrisi sinceri e spontanei. Quando scendiamo dalla macchina ci dicono di tornare a trovarli al nostro ritorno. Non sono sicura di riuscire a ritrovare la strada di casa … mi faccio lasciare un numero di telefono e con il cuore pieno di gioia mi allontano, con la certezza che tornerò a trovarli al nostro ritorno. Esattamente due giorni dopo li chiamiamo. Sì ci aspettano per la cena.
Ci vengono a prendere con due macchine (siamo 6 persone), ci accompagnano alla loro casa, Paul – è così che si chiama – riprende a fare il BBQ interrotto per venire a prenderci al molo.
Noi siamo increduli … a dire la verità siamo tutti un po’ affamati … bistecche di carne, pollo e pesce mahi mahi alla brace. Poisson cru al limone che è il piatto tipico polinesiano, pasta, pane al cocco fatto in casa, gelato… ci sfamano nel vero senso della parola, ci riempiono con generosità di ogni ben di Dio, ma di una generosità a cui noi, nati diffidenti, non siamo abituati.
Scopriamo che Paul – un uomo grande, possente con un pungiball nell’atrio, taciturno ma di animo gentile, costruisce tamburi e strumenti musicali. E’ molto fiero della sua arte e ci tiene a mostrarci le differenze di suono tra un ukulele e l’altro. Lo compriamo! – gli diciamo, ma Paul non ci lascia neanche finire la frase … è un regalo, risponde. A nulla valgono le nostre insistenze, è un regalo. I regali non si rifiutano. Ci sorride il cuore e ci sembra che quell’incontro non sia accaduto per caso.
E’ arrivato il momento di tornare in barca. Raduniamo le nostre cose. Vorremmo tanto ricambiare una tale e genuina generosità, ma Paul ancora una volta ci precede e ci regala altro pane al cocco e 1,5 kg di carne dell’Uruguay. Anche l’ukulele – insiste – non lo dimenticate.
E’ il popolo che fa una nazione. Questa gente vive davvero con poco e quel poco lo condivide con sconosciuti. Questa sera Paul – insieme a Lindsey, Maylie, Sharon e Marie Yvonne – ci hanno dato una grande lezione.
Sul gommone, tornando in barca, il capitano della nostra piccola Papayaga suona l’ukulele. Non accendiamo neanche il motore, remiamo nel silenzio di una notte lenta, e ci guardiamo increduli e grati. Ci chiediamo come mai Paul abbia voluto regalarci così tante cose e la risposta non si manifesta, in fondo non serve. So che la migliore ricompensa sarà tornare da loro, nel nostro prossimo viaggio a Rangiroa.
Abbiamo un cuore pieno di riconoscenza e quell’ukulele è molto più di uno strumento musicale. Ecco la Polinesia bellezza di un popolo.
Ora è lì nella mia camera da letto. Lo guardo e mi domando quante volte mi son lasciata andare a una tale generosità. Queste sono le esperienze del viaggio. I momenti autentici di scambio e di relazione, quelli che ti rimangono una volta tornati a casa e che determinano la tua crescita ed evoluzione. Sono le esperienze che ti confermano che la Bontà esiste nel mondo e rinnovano la tua fede nonchè fiducia nel voler FARE BENE.