Viaggiare con un bambino non è facile, lo dico subito. Se poi è piccolo può essere anche una bella sfida. C’è chi dice che più sono piccoli e più è facile portarli ovunque. E’ vero in parte, ti spiegherò perché.
LA MIA ESPERIENZA
Davvero non c’ho pensato due volte. Quando si è presentata l’occasione di andare in Polinesia con Gabriele che aveva appena 8 mesi ho subito pensato alla bellezza di questa possibilità. Ho il viaggio nel sangue ed è un qualcosa che mi rappresenta molto più di tante altre cose. Per questa ragione più di tante altre cose e tanti altri insegnamenti, sento di poter trasmettere a Gabriele questa forma di amore e questo tipo di esperienze.
Capisco quanti prima della partenza mi hanno detto “ma sei pazza?”.
In effetti il nostro viaggio non era privo di difficoltà. La nostra partenza per la Polinesia coincideva con la traversata del Pacifico in barca a vela del papà.
Ci vediamo a Bora Bora – ci siamo detti.
quando?
mah, più o meno (si sa la barca a vela avanza con il vento..) i primi di luglio.
Quindi le difficoltà prima della partenza:
- dovevo affrontare il volo intercontinentale fino a Bora Bora da sola con Gabriele
- Gabriele non era ancora completamente svezzato
- avremmo vissuto in barca per 2 mesi (e io avevo poca esperienza di barca a vela)
- io sono celiaca e intollerante al lattosio, non è un vero problema ma un piccolo limite che va considerato.
Le soluzioni:
- Per lo svezzamento ho messo in valigia i liofilizzati e latte in polvere (stessa cosa per il volo intercontinentale)
- Stare due mesi in barca era l’occasione per imparare qualcosa di questo mondo ed esplorare la Polinesia. 🙂
- Ho il mio kit di sopravvivenza gluten free. Per viaggi di questo tipo non posso proprio farne a meno. Ne ho parlato qui.
Ecco come è andata.
IL VIAGGIO
VOLO INTERCONTINENTALE
Abbiamo volato Air Tahiti Nui da Roma – Parigi – Los Angeles – Papeete. Il volo è andato bene, senza grandi difficoltà per Gabriele. All’andata aveva la culletta, che ha utilizzato poco perché preferiva stare in braccio e al ritorno era già fuori misura. Racconto l’esperienza di viaggio in questo post. Il viaggio è lungo e a quest’età ancora non guardano cartoni animati, quindi bisogna approfittare dei suoi momenti di nanna per riposare e inventarsi giochini quando è sveglio. Per il decollo e l’atterraggio avevo il biberon con camomilla che ha aiutato.
L’ARRIVO E IL FUSO ORARIO
All’arrivo abbiamo dormito tantissimo per recuperare. Avevamo considerato questo momento quindi avevamo scelto di rimanere qualche notte a Papeete, in un b&b fuori città e sul mare (niente resort. Con AirB&B avevo trovato una casetta a 50 euro). Dormendo tanto da subito, abbiamo recuperato e siamo riusciti a entrare presto nei nuovi ritmi e orari. Dopo qualche giorno ci siamo spostati a Bora Bora con l’aereo della Air Tahiti.
LO SVEZZAMENTO
Quando siamo partiti Gabriele aveva assaggiato quasi tutto e non aveva mostrato segni di intolleranza. Prendeva ancora il latte in polvere (in Polinesia non esiste il latte fresco) e il mio al bisogno. Alternavo i liofilizzati con la pastina al brodo e ai prodotti locali che trovavo. Ho trovato ottimi omogeneizzati e soprattutto hanno eccezionali spremute di frutta fresca. La Polinesia Francese (in particolare le Isole della Società) per i bambini è super attrezzata! Troverai sempre omogeneizzati, pannolini e frutta.
VIVERE IN BARCA PER 2 MESI
Eccola la vera sfida (per me)! Qui dovevo imparare tutto .. a vivere su una casa che galleggia, che si muove sempre anche quando il mare è piatto, a controllare il mal di mare … ma anche a gestire la cambusa, a cucinare con due fornelli e poco gas. Però si impara tutto e l’esperienza di vivere qualcosa di unico vince su tutte le difficoltà. Gabriele ha adorato la barca, ha cominciato a gattonare su una spiaggia polinesiana e vedeva (viveva) la barca come un grande parco giochi. Sa che la barca è la sua casa galleggiante che lo porta in giro per il mondo.
CONSIGLI SE VOLETE VIAGGIARE CON UN BAMBINO
- in previsione del volo intercontinentale gli abbiamo fatto fare il battesimo del volo con un Roma – Barcellona. Eravamo io e il papà così che potesse vivere la sua prima esperienza di volo tranquillo. E’ una prova che sento di poter consigliare per vedere come reagisce il bambino, ma anche voi genitori rispetto al viaggio stesso (valigia, spostamenti, cibo in viaggio, cambio pannolini etc).
- avevo nel bagaglio a mano pannolini, cambi, copertina e cose da mangiare come pronto intervento. In aereo ti danno tutto ma non è detto che sia sufficiente.
- Io sono partita senza passeggino. Ho sempre usato la doppia fascia (anche durante gli spostamenti in aeroporto) comoda e leggera da portare ovunque. In più avevo portato lo zaino per le gite, utile per farlo stare seduto.
- Il tipo di bagaglio dipende dalla destinazione e dalla durata del viaggio, di solito però cerco di portare cose che hanno usi diversi (il pareo fa da tovaglia, sciarpa, copertina …).
- viaggiare con un bambino piccolo implica una buona dose di coraggio, forza d’animo e attenzione. Più sono piccoli e più puoi portarli in braccio è vero, sono più “trasportabili”, ma meno “interpretabili” perché non parlano quindi devi prevenire ed interpretare un eventuale suo disagio che può essere dettato da fame, stanchezza, dentini (a lui sono spuntati tutti in Polinesia), temperatura sbagliata … tu genitore devi essere molto molto presente (sempre). E’ un viaggio, non è una vacanza. 🙂
Quindi cosa vuol dire viaggiare oltreoceano con un bambino di 8 mesi?
Stancarsi fino allo sfinimento (mio figlio ha dormito pochissimo per i primi due anni della sua vita), vedere forse insieme da soli (mamma e papà) un tramonto in due mesi, non distrarsi mai neanche un secondo per non perderlo di vista … ma vuol dire anche vederlo crescere contento, godere di un’esperienza unica per tutti, che sono certa rimarrà nel cuore e nella mente del piccolo forse non sotto forma di ricordo, ma come sensazione guida.